Fatemi fuggire da questo paese strano, ve ne prego con le mani giunte, fatemi andare lontano. Dove la gente parla in modo buono e sereno. dove nessuno mente, dove nessuno trema. In Islanda, forse, o dove comincia il Polo, il freddo terribile rende gli uomini sereni e buoni. Dove c’è il sole non posso, non me la sento di stare, e dove c’è folla non voglio, non posso più abitare. Tutte queste macchine atroci, queste parole di minaccia, queste scene di beffa, questi patiboli in piazza. L’uno a vedere come muore l’altro. Dante vide queste cose settecento anni fa. Era profeta, o grande cronista del Futuro? Ecco, il Futuro è giunto Atroce, atroce Muro! Fatemi partire subito. Voglio andare lontano, in un paese freddo e niente affatto cristiano. Con fate piccine tra i fiori e affettuosi genietti che si tengano per mano nel chiaro di luna. Capo Horn, forse, o la luce del Polo? Ma fatemi fuggire. Vi darò monete d’oro tratte dalla luce lunare. Non la vita, perché non ha più valore. Da tempo, fu destituita. Oh, dolce in silenzio fuggire, felice in sonno emigrare, dove non è più la vita ma solo il respirare, Perché è respiro la vita, la libertà è il respirare, senza che nessuna ti veda, senza che nessuno ti chiami.
Anna Maria Ortese (da La luna che trascorre, Edizioni Empirìa, 1998)
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